Lo spettacolo, accolto da un nutrito pubblico, ha visto in qualità di protagonisti i due discepoli di Emmaus così come vengono descritti dal Vangelo. L’autore Giampiero Pizzol ha costruito la scrittura proprio iniziando dove finisce il Vangelo, cioè dal momento in cui Gesù scompare dalla loro vista. Da lì si immagina un dialogo serrato tra i due partendo dalla comune constatazione di quello che hanno visto ma mano a mano che il racconto procede, i ragionamenti di Cleofa si distanziano dalla semplicità di Simone. Quest’ultimo continua a riconoscere quello che i suoi occhi hanno visto; il primo sente che mancano prove razionali, sente di non avere le parole giuste con cui raccontarlo, ha timore che gli apostoli non gli crederanno. Il finale attraverso un gesto sacramentale rimette i due “insieme”. Di fronte dunque alla stessa oggettività non è tolta la responsabilità personale. Di fronte a quello che è successo si è sempre e comunque “liberi di dire” e “liberi di non dire”.